Se la trama del gioco si svolge circa un anno dopo gli eventi di Borderlands 3 e se troviamo l'eroe di Tales from the Borderlands Rhys Strongfork (che era presente anche in Borderlands 3) come personaggio secondario, in realtà non lo è necessario aver letto questi due titoli per apprezzare New Tales from the Borderlands. Basta una semplice conoscenza generale del franchise creato nel 2009 da Gearbox Software per trovarne i segni e apprezzarne la maggior parte dei riferimenti. L'universo è anche perfettamente rispettato e utilizzato da questa nuova avventura. L'introduzione riprende il principio della storia raccontata da Marcus e illustrata da grandi disegni, ogni personaggio importante appena incrociato ci viene presentato attraverso un fermo immagine su sfondo colorato, ci sono piccole casseforti che custodiscono mazzette di denaro nelle scenografie, e il storia non esita a fare riferimento a molti personaggi cult (il già citato Rhys, la sirena Lilith, Handsome Jack…). Gli specialisti saranno felicissimi e i nuovi giocatori non andranno perduti perché gli eroi che incarniamo sono completamente nuovi. Sono Anuradha Dhar, Octavio Wallace-Dhar e Francine Miscowicz. Più comunemente conosciuta come Anu, la prima è un'inventrice che, a differenza del suo datore di lavoro Atlas, cerca soluzioni pacifiste a tutti i problemi. Cosa che lo porterà anche ad essere licenziato dal produttore di armi durante i primi minuti di gioco.Suo fratello Octavio è un ladro di basso livello, che desidera diventare famoso come i Cacciatori della Cripta e anche più ricco dei boss delle più grandi corporazioni . Per il momento, è principalmente il dipendente di Fran, il cui status di miglior venditore di gelati allo yogurt sta aiutando a causa della quasi distruzione del suo ristorante in seguito all'attacco di Maliwan al pianeta Prometheus. Ovviamente, lo scenario riunirà molto rapidamente questi tre "perdenti", e alternativamente ci darà il controllo dell'uno o dell'altro.
"SPETTATORE DELLA DISPERAZIONE"
"Controllo" resta però una parola grossa, visto che le sequenze in cui il personaggio e la telecamera sono diretti direttamente per perlustrare i set alla fine non sono poi così numerose. Ci offrono comunque la possibilità di utilizzare i gadget specifici di ogni eroe. Anu ha occhiali hi-tech che gli consentono di analizzare alcuni oggetti in modo più dettagliato, Octavio ha uno smartphone-bracciale dotato di applicazioni di hacking e Fran riposa permanentemente su una sedia galleggiante con capacità offensive. Ma gran parte del gameplay risiede ancora nei numerosi dialoghi a scelta multipla, nei dilemmi più importanti e rari, e nell'esecuzione di azioni riflesse mai molto difficili. Il gioco cerca di innovare anche su quest'ultimo punto introducendo un'icona di avviso che compare sullo schermo poco prima di ogni QTE. Ma questo sistema ci sembra più invalidante di qualsiasi altra cosa. Ci è capitato più volte di confondere questa icona con quella di un ordine da eseguire, e quindi di perderci stupidamente il QTE per colpa sua. Fortunatamente è possibile (e consigliato) disattivare questa nuova funzionalità nelle opzioni.
Ma gran parte del gameplay risiede ancora nei numerosi dialoghi a scelta multipla, nei dilemmi più importanti e rari, e nell'esecuzione di azioni riflesse mai molto difficili.
Un'altra novità, stavolta gradita, ci viene offerta tramite il minigioco ArchiiBôs. Si tratta di statuine di plastica da scovare nei set e da utilizzare durante scontri purtroppo un po' troppo semplicistici. Questi combattimenti giocattolo si risolvono infatti in pochi secondi, con un semplice QTE. Avremmo preferito un sistema di statistiche e abilità più corposo, possibilmente a turni. Ma resta piacevole cercare di collezionare tutte le figurine. Così come è piacevole dopo ogni puntata poter confrontare le nostre decisioni con quelle prese dalla maggioranza dei giocatori, nella grande tradizione del genere. Non commettere errori, il gioco è venduto fuori dagli schemi (tanto meglio) e quindi non può davvero essere descritto come un'avventura episodica. Ma rimane diviso in capitoli, per ragioni di ritmo e proprio per permettere l'esposizione di queste famose percentuali.
FA BENE AGLI OCCHI E ALLE ORECCHIE
Se il fatto di non dover aspettare tra un episodio e l'altro è positivo, l'avventura ha altre qualità ancora più importanti. È il caso della galleria dei personaggi, tutti più barrati l'uno dell'altro. Non solo i nostri tre antieroi non mancano davvero di carattere, ma anche gli interlocutori secondari sono memorabili. Menzioni speciali a L0U13 il robot-assassino tanto buffo quanto di classe, Agrafine il sadico specialissimo, Radon il nano balbettante, e Brock l'arma parlante. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi anche dalla grafica, che riprende lo stile tipico del cel-shading di Borderlands, ma riesce a sublimarlo grazie ad animazioni ed espressioni facciali molto realistiche. C'è sicuramente motion capture e performance capture laggiù! Ma questa miscela di tecniche funziona bene e si traduce in un effetto metà cartone animato metà realistico che è molto estetico e non cade mai nella valle inquietante. Anche l'umorismo e la scrittura sono piuttosto riusciti, anche se non ci sfugge qualche riga fallita. E la versione francese è assolutamente degna del massimo elogio. La localizzazione è intelligente (il nome ArchiiBô in riferimento all'Amiibo di Nintendo, per esempio) e, soprattutto, il doppiaggio francese suona sempre accurato ed estremamente professionale. Questo aiuta molto ad apprezzare i tanti momenti in cui si è più spettatori che giocatori...