Il primo contatto con il gioco è piuttosto brusco visto che la schermata principale ci regala un odioso "Premi un tasto". Fortunatamente, questo enorme guscio non è in alcun modo rappresentativo della qualità complessiva del gioco e nemmeno di quella della localizzazione. Non abbiamo riscontrato altri errori nei menu o nei sottotitoli, il che è piuttosto positivo dato che la presenza delle sole voci giapponesi richiede un po' di lettura. Se questa assenza di doppiaggio francese o inglese costituirebbe un vero e proprio difetto in altri giochi, qui deriva dal pregiudizio degli sviluppatori, che desiderano soprattutto immergerci nei lungometraggi dei samurai degli anni 50. E da questo punto di vista vista, il successo è totale! Se le voci, gli effetti sonori e la musica evocano inevitabilmente il paese del Sol Levante ei film ad esso associati, le immagini fanno ancora la parte del leone. Le scenografie fatte di porte torii e abitazioni in legno trascrivono efficacemente le atmosfere nipponiche e feudali, mentre la direzione artistica gioca a pieno la carta cinematografica.
Dai loghi di lancio ai titoli di coda, l'intero gioco si svolge in un elaborato bianco e nero. Filtri granulosi, tremori ed effetti di scoppiettio della pellicola aggiungono un aspetto invecchiato e sporco all'immagine, per accontentare i più cinefili tra noi.
Dai loghi di lancio ai titoli di coda, l'intero gioco si svolge in un elaborato bianco e nero. Filtri granulosi, tremori ed effetti di scoppiettio della pellicola aggiungono un aspetto invecchiato e sporco all'immagine, per accontentare i più cinefili tra noi. Lo stesso vale per la messa in scena, che moltiplica l'inquadratura ardita, i diversi valori di inquadratura e gli effetti di profondità di campo. Ma il più grande risultato grafico viene sicuramente dalla gestione della luce. Che si tratti delle scene con il fuoco, la luna o le pareti di carta washi, il gioco di luci e ombre è assolutamente sbalorditivo. In maniera più prosaica possiamo ancora notare qualche effetto un po' datato durante certi primi piani, ma tutte le inquadrature larghe valgono davvero la deviazione e si dimostrano all'altezza delle scene cinematografiche più riuscite. Per quanto riguarda la sceneggiatura, riprende anche i codici dei film sui samurai di una volta poiché si basa su una storia di vendetta. Dopo aver visto il suo padrone assassinato dai banditi nella sua infanzia, l'eroe Hiroki affronterà ancora una volta i ladri una volta raggiunta l'età adulta. L'avventura prende comunque una piega soprannaturale dopo un po', per non girare troppo in tondo. Non c'è bisogno di urlare allo spoiler, dal momento che il titolo stesso del gioco si riferisce ad esso, Yomi che designa il mondo dei morti nella mitologia shintoista.
VIA DEL SAMURAI
Il sistema di combattimento è abbastanza ricco da attrarre gli appassionati di tecnica e sufficientemente permissivo da rimanere accessibile. Su una base di colpo veloce o forte si innestano varie combo, che permettono tra l'altro di approcciare un attacco dall'alto o dal basso, di compiere dietrofront devastanti o addirittura parate scambiate. Sono inclusi anche Dodge Roll, Extended Block e Instant Parry. Facile da piazzare, la parata consuma molta stamina e quindi finisce per lasciarci indifesi, mentre parare esattamente quando compare un bagliore sull'arma del nemico permette al contrario di piazzare contrattacchi e persino di recuperare salute. I santuari sparsi per lo scenario servono come punti di salvataggio e ripristinano la piena salute e resistenza. Infine, sono disponibili tre armi a distanza, con munizioni relativamente rare: i veloci bo-shuriken, l'arco e il lentissimo cannone portatile ozutsu. La katana è ancora la protagonista dello spettacolo, e per uscire vittoriosi dagli scontri è importante soprattutto imparare gli attacchi dei nemici, trovare il giusto tempismo, e gestire al meglio la folla quando ci si trova "accerchiati". ". Le virgolette qui riflettono il fatto che, anche se la grafica è in 3D, i combattimenti si svolgono sempre in vista di profilo. L'esplorazione si concede angolazioni più varie, la telecamera sta anche dietro le spalle dell'eroe in rare occasioni.
Anche il termine esplorazione merita di essere sfumato poiché le deviazioni per raggiungere munizioni, miglioramenti di salute e resistenza, o anche collezionabili non ci portano mai più di qualche secondo di distanza dal percorso principale. E va bene, anche se i fan degli open world possono essere scontrosi. Da parte nostra, per quanto leggera, questa ricerca di oggetti da collezione ci è sembrata in contraddizione con l'emozione che si suppone suscitassero certe scene. Sentire i civili morire o piangere i loro morti... e andare ancora alla ricerca di un piccolo bonus possibilmente nascosto nell'angolo è quasi una dissonanza cognitiva. A livello di criticità si possono citare anche alcuni percorsi difficilmente distinguibili (il bianco e nero non sempre aiuta la visibilità, bisogna ammetterlo) e una durata di vita limitata a cinque o sei ore. In termini assoluti, questo non è necessariamente un problema per un gioco di questo genere, ma a questa brevità si accompagna anche una certa mancanza di contenuti. Le "uccisioni" ambientali si contano sulle dita di una mano, e i rari enigmi si basano tutti sullo stesso principio. Un po' troppo timida, l'avventura fatica quindi a rinnovarsi davvero e si affida un po' troppo alle sue atmosfere e ai suoi combattimenti. Ma essendo questi due aspetti molto graditi, il bilancio finale è più che positivo!
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